“La vita è l’unico miracolo a cui non puoi non credere”
(Simone Cristicchi)
La vita è imprevedibile, inattesa: è quella forza che dirompe tra le pietre, lì dove non attendi più nulla, ti spoglia delle tue sicurezze, ti fa sostare nelle domande e poi ti rimette in cammino, più leggera.
A Progetto Miriam l’imprevedibilità è di casa: sorrisi e lacrime, chiacchierate e silenzi. Ed ogni volta, nel dubbio di cosa fare, ci ritroviamo ad accogliere la vita esuberante che ri-nasce e lotta per stare in piedi. Ecco cosa ne pensano ragazze e collaboratrici di Progetto Miriam:
C: Che cosa nella vita ti ha sorpreso?
I: (con le lacrime agli occhi) Quando mia mamma mi ha dato la vita.
C: Com’è vivere qui?
I: La vita qui è un po’ leggera e un po’ dura.
C. Che colore ha per te la vita?
I: La vita per me è verde, perché tutto è vivo e pieno di speranza. è come un seme: gli dai acqua per mettere radici e poi, che bello! Esce il fiore.
C: La vita in laboratorio è fatta di tanti colori: il giallo dell’allegria e delle risate di certe mattine; il grigio di quando si sente la fatica di creare un rapporto di fiducia e ci vuole pazienza per guardare al verde speranza. Si va dal rosso dello scontro all’azzurro del cielo dopo il temporale, quando ci si riappacifica. è tutto un arcobaleno!
Le situazioni, anche quelle più intricate, si sistemano e si avverte la mano di Dio che con tenerezza accarezza la sua Creatura.
A: Sperimento l’imprevedibilità della vita quando in laboratorio arriva una donna che non parla bene l’italiano e non riesce a fare alcune cose. E poi impara a creare cose bellissime. Mi piace essere parte di questo cambiamento.
M: Per me la vita non ha un colore preciso. Se devo pensare alla vita, penso alla luce, che esalta i colori, che può essere fioca nei momenti difficili, intensa nei momenti felici. Sperimento ogni giorno la sua imprevedibilità in famiglia e al lavoro: quando dimentico i miei problemi per condividere quelli degli altri o quando mi sembra di perdere tutto ma poi ricevo una nuova possibilità ogni giorno nelle persone che incontro e mi tendono la mano. Una donna del laboratorio un giorno ha detto “Quando sono arrivata qui, piangevo per me stessa. Adesso piango per le altre donne”. Questa è l’imprevedibilità per me!